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Tovaglieri: “Basta euro-follie green. Il nucleare è il futuro”

Abbiamo intervistato Isabella Tovaglieri, europarlamentare Lega, per una panoramica a 360 gradi sulle euro-follie green e il futuro energetico dell’Unione Europea.



La Direttiva “Casa Green” è stata approvata ma con grandi modifiche rispetto al testo originale. Quali punti critici sono stati smussati?


Il testo originale, frutto di un ambientalismo ideologico assolutamente lontano dalla realtà, conteneva degli obblighi inaccettabili per i cittadini e per gli Stati Membri. Ad esempio, venivano imposte delle ristrutturazioni obbligatorie per le abitazioni, che avrebbero dovuto raggiungere la classe E al 2030 e la classe D al 2033, ma era previsto anche un obbligo di installazione di pannelli solari con l’obiettivo di creare degli “edifici ad emissioni zero”. Tra i punti più spinosi, inoltre, trovavamo i cosiddetti “mutui green”, ovvero un sistema di accesso al credito solo per edifici con alte performance energetiche, che avrebbe di fatto escluso dall’accesso ai mutui milioni di case in classi energetiche basse. Dopo mesi di lavoro in qualità di relatrice ombra per il gruppo Identità e Democrazia, insieme al Governo italiano, questa direttiva è stata rivista ampiamente: gli obblighi di ristrutturazioni sono stati eliminati, così come l’obbligo dei pannelli solari sulle abitazioni e i “mutui green”. Nonostante il miglioramento, la direttiva rimane problematica in diversi punti, tra cui l’assenza di finanziamenti previsti dall’Europa per le opere di ristrutturazione e un impianto complessivamente impositivo. Per questa ragione ho votato inmaniera contraria, e continuerò la mia battaglia per rivedere questa direttiva nel 2028, anno in cui è previsto il riesame della Commissione.

 


L’idrogeno è un promettente vettore energetico: come si sta muovendo l’Europa per favorire quest’alternativa ai combustibili fossili? Quali sono le intenzioni dell’UE per lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili per gli enti locali italiani?


L’idrogeno sarà, nei prossimi decenni, una componente fondamentale del mix energetico necessario per la transizione ecologica, grazie alle sue bassissime emissioni e alla capacità dell’Unione di produrlo autonomamente, senza dover dipendere da attori esterni. Si tratta di una risorsa su cui l’Europa, anche se con un certo di ritardo, sta finalmente investendo, grazie ai primi piani specifici per lo sviluppo di questa tecnologia. Penso alla Strategia per l’idrogeno del 2020, che per la prima volta ha delineato un percorso comune europeo per lo sviluppo dell’idrogeno, attraverso un connubio tra attori pubblici e privati, per giungere all’ambizioso traguardo di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030. Proprio per favorire la diffusione di questa tecnologia, la Commissione ha presentato la “European CleanHydrogen Partnership”, che mira ad investimenti sul lungo periodo per creare delle cosiddette “valli dell’idrogeno” in diversi territori europei: due di queste valli sono in Italia, una in Friuli ed una nell’area di Malpensa, due progetti pilota finanziati coi fondi del PNRR e che creeranno le basi per uno sviluppo duraturo di questa tecnologia.

 

 

Nucleare: fissione o fusione? Qual è la posizione dell’Europa e quella della Lega al Parlamento europeo?


Il nucleare, sia la fissione che abbiamo già, sia la fusione, che verrà sviluppata nei prossimi anni e prevede di essere ancor più performante, è una tecnologia ad emissioni zero, estremamente sicura e con altissima produttività energetica. Una tecnologia imprescindibile per centrare il target delle “emissioni zero” al 2050 e per l’enorme quantità di energia elettrica di cui avremo bisogno, purtroppo non raggiungibile solo con solare ed eolico. La Lega anche in Europa ha sempre sostenuto la necessità di investire sulla ricerca e sullo sviluppo del nucleare a livello europeo, nonostante la contrarietà e l’ostracismo della sinistra e dei verdi che, in questo mandato, hanno fatto di tutto per impedire lo sviluppo della tecnologia nucleare.

 


L’UE spreca 430 milioni di euro per lo sviluppo dei biocarburanti ma preferisce l’elettrico. Come si può invertire questa decisione priva di buonsenso, per favorire imprese e posti di lavoro in un settore valido per la transizione ecologica?


Purtroppo l’Unione Europea, per sua stessa ammissione, ha sprecato centinaia di milioni di euro, di fatto danneggiando la sua stessa possibilità di sviluppare i biocarburanti. Si tratta di una tecnologia ancora in fase di avviamento, ma che ha dimostrato di poter abbattere le emissioni di CO2 senza rinunciare al motore endotermico, e soprattutto senza renderci dipendenti dall’elettrico cinese. La scelta dell’Europea di disinvestire sui biocarburanti, senza alcun piano strategico né visione del futuro, è una scelta finalizzata a perseguire la logica dell’elettrico a tutti costi. Sarebbe invece necessario un piano serio, di lungo periodo e che renda il settore economicamente allettante per gli investimenti dei privati, se non vogliamo lasciar morire questa tecnologia.

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