Editoriale del direttore: Ridere per non morire di noia - Sul caso Verri a Pontida
A Pontida è andata in scena la solita solfa. I giornalisti hanno bisogno di carne, e noi, sempre altruisti, li sfamiamo con gioia. A differenza loro, noi sappiamo ridere. Noi siamo giovani, loro sono nati vecchi. Poco male. Che ci querelino, ci infamino, ci deridano. Noi sappiamo ridere e abbiamo il mondo in mano. Lo stesso mondo che loro, fino ad oggi, hanno ingrigito, deturpato, violato. Così è sembrata troppo ghiotta l’occasione: colpirne uno per educarne cento.
L’uno, in questo caso, è Alessandro Verri, leader dei Giovani lombardi della Lega. Dopo la polemica con il padre dell’abusiva Ilaria Salis, che lo ha attaccato per aver manifestato pacificamente sotto la casa di famiglia dell’eurodeputata, invitandola a saldare il salatissimo debito con Aler (per la bellezza di 90mila euro, alla faccia di chi muore di fame), Verri è stato di nuovo attaccato. Stavolta il nemico è il monolitico mostro (senza testa) del giornalismo italiano, istigato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. L’accusa? Aver esposto, durante la manifestazione dei giovani che ha preceduto la mitica giornata sul Pratone, un manifesto ironico contro lo Ius scholae, che definiva il ministro uno “scafista”. Troppo? Può darsi. Intanto, dalla parte sua, la Lega ha la coerenza: mai cambiato posizione sul diritto di cittadinanza. Un diritto di sangue, non di convenienza elettorale. Forse troppo, sì, tanto che Verri si è detto “un po’ scemo”. Chissà se è peggio scherzare su un ministro o banalizzare il tema dell’integrazione, rendendolo un mero calcolo elettorale.
Tajani, con il suo ridente passato da monarchico, forse ha confuso un po’ i tempi. La vilipesa maestà non è più un delitto, tanto più per chi promuove politiche avverse all’interesse nazionale, ma capiamo che, per alcuni, in politica, l’interesse collettivo sia solo un effetto collaterale, un’escrescenza che – ahiloro – non si può rimuovere chirurgicamente (o forse sì?).
La nostra redazione esprime la propria solidarietà al coordinatore Verri, perché anche a noi piace ridere, e i musoni del “Vi sembra normale?” non ci sono mai piaciuti.
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