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Lombardia protagonista della Controriforma

Un confine per arginare l'avanzata di Martin Lutero e delle sue tesi.


Il Cinquecento fu un’epoca di cambiamenti epocali. Uno di questi fu la nascita e immediata diffusione del protestantesimo, dopo quel fatidico 31 ottobre 1517 in cui il religioso tedesco, Martin Lutero, affisse le sue tesi sul portone della chiesa di Wittemberg.

L'Europa, fino a quel giorno quasi totalmente cattolica, iniziò gradualmente a disgregarsi, con ripercussioni a livello culturale politico e sociale che ancora oggi riverberano nei sistemi politici ed economici di molti Stati europei. La diffusione primordiale delle tesi protestanti nelle contee tedesche allarmò immediatamente anche le gerarchie ecclesiastiche nostrane. A differenza del potere temporale che sul nostro territorio fu detenuto da dinasti diverse, la Chiesa riuscì sempre a mantenere il suo primato spirituale, influenzando notevolmente l’amministrazione del potere politico. Corruzione e malcostume dilagavano, anche negli ambienti religiosi da secoli, ma nessuna rivoluzione culturale fu così temuta dal Papato che tentò in tutti i modi di arginare quella che ritenevano a tutti gli effetti un’eresia. Si aprì l’epoca dei concili e della Controriforma che vide trai principali attori proprio un lombardo, Carlo Borromeo. Fu mandato per conto del papa Pio IV, zio del Borromeo, ancor prima di diventare sacerdote a supervisionare i lavori del Concilio di Trento. Per riaffermare il valore della dottrina cattolica, fu necessario riportare al centro il culto la devozione per la Madonna, in aperta contestazione alle critiche luterane che misero in discussione l’eccessiva centralità di Maria nel culto cattolico. San Carlo diede viva testimonianza dell’importanza del culto della Madonna andando in pellegrinaggio spesso nei santuari a Essa dedicati, ma soprattutto fu propulsore delle edificazioni di numerosi santuari nei luoghi in cui sembravano avverarsi fatti miracolosi, avvalendosi di una Commissione di ispettori.

Durante la fine del Cinquecento in tutta Lombardia vi fu un fiorire i santuari che costituirono una vera e propria cinta per proteggere la Lombardia dalle eresie, costruiti maniacalmente seguendo le indicazioni puntigliose che lo stesso arcivescovo indicò nel suo trattato “Instructiones Fabricae et Supellectilis Ecclesiastica”, in italiano corrente “Istruzioni intorno alla Fabbrica ed alla suppellettile ecclesiastica”. Fu scritto dal Borromeo nel 1577, e si cataloga come un'opera di interesse artistico che tenta di imporre un ordine architettonico a tutti i fabbricati di nuova costruzione, oppure oggetto di ristrutturazione, destinati a luogo di culto, mettendo per iscritti i dettami della Controriforma e materializzandoli nell’architettura e nell’urbanistica Esempi di questi santuari, costruiti secondo le prescrizioni del Borromeo, sono il santuario di Rho, di Cannobio, del S. Monte di Varallo, di Caravaggio e molti altri. Insieme costruiscono una cintura spirituale intorno e dentro la Lombardia, per preservarla dalle eresie provenienti dal Nord Europa.



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