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Immagine del redattoreAlessandro Pirola

LE OPPORTUNITA' DI UNA AUTENTICA “TRANSIZIONE ECOLOGICA”

Una delle principali novità del nuovo Governo presieduto da Mario Draghi è l’introduzione del Ministero della Transizione Ecologica. Esso vede accrescere il suo raggio d’azione rispetto al precedente e sostituito Ministero dell’Ambiente, allargando le sue competenze anche alle politiche energetiche e alla mobilità. Assieme a ciò è stata dichiarata la volontà di una netta svolta del nuovo esecutivo sulle tematiche ambientali ed ecologiche.

Questo, naturalmente, da ragazzo attento e sensibile alla tutela ambientale ed ecologica, non può che vedermi favorevole e, soprattutto, speranzoso. Infatti, come penso tutti quanti, ritengo che fino ad oggi da parte delle istituzioni e della politica sia stato fatto davvero troppo poco sui temi legati all’ambiente e all’ecologia. Non fa eccezione quella parte politica che da decenni a parole difende l’ambiente, ma con risultati concreti tendenti allo zero, o che ha promosso azioni deleterie dal punto di vista produttivo ed economico (si veda la cosiddetta “plastic tax” del precedente Governo).

Tornando al neo Ministero della Transizione Ecologica, al di là dei proclami, quello che conterà per un reale cambio di marcia, sarà andare oltre ai semplici titoli e slogan, vuoti e utopici che purtroppo spesso monopolizzano il dibattito e le iniziative politiche. In particolare, è necessario che si affrontino le problematiche, ma anche le opportunità che abbiamo davanti, in maniera seria e pragmatica, senza avere un approccio integralista o senza ricorrere a politiche dettate da mode e sensazionalismi. Ritengo dunque necessario, per una nuova e vera politica ambientale ed ecologica, agire mettendo al centro i territori con l’obiettivo di preservarli e tutelarli dando quindi attenzione alle loro caratteristiche, necessità e criticità. Infatti, ritengo che uno degli errori più grandi che si possa compiere sia pensare che gli unici o principali temi di cui si debba occupare questo nuovo Ministero siano solo auto elettriche, pannelli solari e pale eoliche.

Tra le tematiche principali che vorrei vedere al centro dell’azione del neo-Ministro Cingolani vi è la difesa, la protezione e un utilizzo più consapevole delle risorse naturali a nostra disposizione. Mi riferisco nello specifico al suolo, all’acqua, all’aria, alle aree boschive, alla flora e fauna autoctona.

Per ognuna di esse si possono sviluppare e mettere in campo diverse idee. Per difesa del suolo, la prima azione urgente e necessaria è la completa messa in sicurezza di tutti i territori dai rischi di dissesto idrogeologico, frane e smottamenti. A questo si aggiungono azioni per il recupero della permeabilità e politiche di riduzione del consumo di suolo attraverso azioni che favoriscano la riqualifica di aree abbandonate e degradate. Per la difesa delle acque invece occorrono sostanziosi e tempestivi investimenti infrastrutturali sulle reti idriche per azzerare le perdite di acqua potabile (in Lombardia pari al 28%, media italiana 35%), ma anche interventi utili al definitivo azzeramento degli scarichi dannosi nei corsi d’acqua. A questi ultimi andrebbe dedicata costante manutenzione e controllo per evitare l’abbandono degli stessi, con conseguente insorgere di problematiche ecologiche e non solo. Lo stesso vale per le aree boschive, purtroppo sempre più abbandonate a loro stesse, in particolare nelle aree montane. Questo fenomeno va assolutamente invertito attraverso politiche mirate, anche di ripopolamento delle montagne e aree rurali. Avere delle aree boschive in salute e ben gestite ha delle ricadute ecologiche ed ambientali positive non indifferenti, e pure economiche e produttive se sviluppate intelligentemente. Su questo tema in particolare per noi giovani ci sono potenzialmente interessanti possibilità di sviluppo lavorativo e d’impresa.

A queste azioni politiche è necessario aggiungere le attività di difesa della biodiversità, sia animale che vegetale, fondamentale per una vera difesa e tutela dei territori e dei suoi “ambienti”. Essa, a mio parere, deve essere una componente imprescindibile in tutte le azioni e progetti del Ministero della Transizione Ecologica. Infatti, ritengo che l’impoverimento della biodiversità sia la sfida ambientale più urgente che la nostra generazione deve fronteggiare. Quella che stiamo affrontando non è solo una crisi climatica ma anche, e soprattutto, ecologica. Come evidenziato da diversi studiosi e organizzazioni, la pandemia del Covid ha messo in mostra in maniera lampante quanto pericolosa e urgente sia la crisi ecologica. [https://d24qi7hsckwe9l.cloudfront.net/downloads/biodiversita_e_pandemie_16marzo__1_.pdf?utm_source=web&utm_medium=CS&utm_campaign=CoronaVirus]

Per maggiori approfondimenti e dettagli sulle azioni concrete necessarie vi invito a leggere le proposte formulate e qui avanzate negli scorsi mesi dal Tavolo Ambiente della Lega Giovani.

Un aspetto importante non ancora citato, a proposito del Ministero della transizione ecologica, è quello dei fondi economici. Essi sono una componente non secondaria per rendere concrete le intenzioni di un cambio di passo nelle azioni politiche ambientali. I fondi del Next Gen EU possono accrescere il potenziale e la portata delle azioni del nuovo Ministero. Ma non facciamoci illusioni, senza le giuste azioni e capacità si rivelerà un boomerang. Va sempre tenuto a mente che gran parte di quei soldi sono prestiti che la nostra generazione dovrà ripagare. Essi devono quindi realmente dare una svolta ecologica concreta e sostenibile per risolvere questioni e problemi ambientali che ci trasciniamo da troppo tempo. Altrimenti, se non sistemati in fretta, ci ritroveremo a dover affrontare tali situazioni in maniera più importante e grave in futuro, con la beffa di non avere più le risorse necessarie.

La quantità delle risorse non è tutto, anzi la vera differenza la farà la capacità di sviluppare progetti assieme una corretta ed equa allocazione di risorse sul territorio nazionale. Qui l’Italia da sempre non brilla. Un cambio di paradigma è necessario non solo sulle questioni ambientali ma anche di gestione dei fondi e capacità di spesa.

Concludo quindi facendo i migliori auguri di buon lavoro al Ministro Cingolani e a alla sua squadra, nella speranza di non vedere sprecata questa occasione e di poter assistere quindi ad un reale sviluppo ecologico con al centro l’ambiente, i territori e i giovani, i principali portatori d’interesse di questa opportunità.


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