top of page

In difesa della Giubinana

Simone Marcolli

In difesa della Giubiana, contro le tenebre della vera violenza contro le donne

 

Dobbiamo difendere le sane e profonde tradizioni comunitarie del nostro territorio da chi, in mancanza di idee, critica il bruciare un fantoccio, un simbolo, ma non condanna chi alle donne in carne ed ossa l’inferno lo fa vivere tutti i giorni.

 

La Giöbia o Giubiana è un’antica tradizione rurale diffusa in tutta la fascia di territorio che va dal Piemonte orientale alle province di Lecco e Como, passando per il Varesotto e l’Alto Milanese. Il solo fatto che il nome della ricorrenza differisca di zona in zona testimonianza quanto si tratti di una tradizione radicata e sentita da chi nei secoli è venuto prima di noi, che ha avuto cura di tramandarla nonostante il progresso e il cambiare dei tempi.

Dico “nonostante il progresso” perché, come spesso accade, alcune verità si dimostrano slegate dal tempo, sempre attuali e sempre profonde: come l’istinto di chi, assistendo all’allungarsi delle giornate e delle ore di luce, vi leggeva un segno di speranza e un motivo di celebrazione. Celebrazioni che prendevano formain genere nella forma di veglie comunitarie e dell’accensione di fuochi e candele, appunto per celebrare l’allungarsi delle giornatee il ritorno della luce, della Primavera e della vita. Il simbolo del falò, d’altronde, è diffuso in pressoché tutte le culture d’Europa e diverse culture in tutto il mondo come un potente segno, come una sfida alle tenebre e un invito alla rinascita.



Nella fascia padano-alpina, dove questa ricorrenza ha assunto le peculiari caratteristiche della Giöbia/Giubiana, il particolare che la caratterizza, oltre all’accensione del falò, è il gesto di bruciare un fantoccio, simboleggiante l’anno passato, per augurare un anno migliore e un raccolto più ricco: la figura destinata alle fiamme, nelle sembianze di una vecchia, è chiamata appunto Giöbia o Giubiana e vuole essere “simbolo” del vecchio anno che lascia il passo al nuovo attraverso questo rituale che ci riporta a tradizioni rurali e pagane.


E’ da sottolineare che il termine “simbolo” non è usato senza una ragione, ma nella sua valenza più alta, quella che deriva dall’etimologia greca del termine e significa “mettere insieme due parti”: in questo senso, il fantoccio della vecchia e il vecchio anno diventano una cosa sola, simbolo di questa morte e rinascita e di questo sacrificio simbolico.


Che nel 2025 ci sia qualcuno che non ha le capacità e gli strumenti gnoseologici di cogliere questo passaggio, di identificare e distinguere le due componenti che confluiscono nel “simbolo” della Giöbia/Giubiana, vedendo soltanto l’aspetto esteriore del bruciare una figura femminile e non quello simbolico con tutto il suo significato spirituale e storico, lascia qualche dubbio che forse la falla è nel sistema scolastico che non fornisce a tutti gli strumenti per interpretare la realtà in maniera complessa e con tutte le sue sfaccettature, senza fermarsi alla superficie delle cose.


Certo però è anche buffo che ci sia qualcuno, anche se in genere sono gli stessi citati al paragrafo precedente, che riesce a scandalizzarsi per un’innocua tradizione che fa parte della storia e della vita delle nostre comunità da secoli, se non millenni, ma non riesce a scandalizzarsi di fronte agli stupri di gruppo in piazza Duomo, o alle violenze quotidiane nelle nostre stazioni, nelle nostre periferie, nei nostri paesi, nei nostri parchi e nei nostri boschi: tutti luoghi dove troppo spesso donne, bambine e ragazze hanno da tempo perso il diritto di sentirsi sicure, private di una libertà di cui quei rozzi barbari che bruciavano la Giöbia/Giubiananon hanno mai dovuto dubitare.


Invece di preoccuparvi di un simbolo di rinascita e di comunità, che ha sempre unito chi è venuto prima di noi in nome di qualcosa di puro e bello, preoccupatevi di chi le donne le umilia sul serio,di chi pretende di decidere come si debbano vestire, di chi le mette a disagio con commenti, sguardi e gesti, di chi le mette le mani addosso e di chi fa loro vivere l’inferno: una soluzione potrebbe essere proprio quella di organizzare più momenti di comunità in cui celebrare la vita, la luce e la rinascita, invece che avere città sempre più “multietniche” in cui ad avanzare sono morte, tenebre e declino.


Con questo auspicio, anche quest’anno abbiamo bruciato il fantoccio e con esso l’anno passato; con il vivo augurio che, per davvero, torni la luce.

 

Yorumlar


© 2020 by Lega Giovani Lombardia.
Creato dal team Comunicazione Lombardo

Cookie e Policy Privacy

bottom of page